18.12.06

Lo sapevate che...


Hotel California è una canzone che ha fatto molto discutere. E molti, almeno qui da noi, si sono chiesti il perché: il fatto è che, chi non conosca l'inglese, ha sempre considerato questo pezzo una splendida ballata tipicamente "made in USA" con un assolo di chitarre (sono due che si intrecciano) da storia del rock. Andandosi a leggere il testo, invece le cose cambiano. Su una musica tranquilla e avvolgente si volge la storia agghiacciante di un viaggiatore che di notte arriva in un albergo apparentemente piacevole ma che si rivela un luogo assolutamente inquietante e, alla fine, una trappola mortale: "Si rilassi - disse il portiere di notte - lei può pagare il conto quando vuole ma non può lasciare l'albergo". In quel periodo gli Eagles erano preda di alcol e droga e dichiararono che si trattava di una metafora (anche abbastanza centrata) della schiavitù da stupefacenti. Ma forse non era tutto qui. Ci fu chi iniziò a studiare la copertina dell'album omonimo, chi a far scorrere la canzone al contrario. Ascoltando all'inverso il brano, alla fine si odono distintamente tre frasi: "The evil thing named blister" (la cosa cattiva chiamata vescica), "Are you playing the end with the scanner'" (stai suonando la fine attentamente?) e "Oh, his own wise self and his magic self" (oh, la sua stessa sapienza, la sua stessa magia). Enigmatico? E allora occhio alla copertina: all'interno, in una finestra si affaccia una testa rasata. Qualcuno disse che si trattava di Anton Lavey, fondatore della Chiesa di Satana in California (!) Street a San Francisco.
E se non vi basta, nello stesso album, ascoltando al contrario Wasted Time, si sente distintamente la frase "I have a mind of Satan" (ho un'idea di Satana), e non sono due diavoli quelli che spuntano a destra, nella foto di gruppo all'interno? Eagles satanisti? Chissà... ma voi siete ancora convinti che Hotel California sia "solo" una splendida ballata dalle chitarre indimenticabili?

Hotel California (Traduzione)
Su una buia strada deserta, vento freddo nei capelli / un odore caldo di colitas cresce nell'aria / più avanti in lontananza vedevo una luce brillare / La testa mi diventava pesante e la vista diminuiva, dovevo fermarmi per la notte. / Lei era là all'ingresso, sentivo la campana della missione / e pensavo tra me e me "Questo posto potrebbe essere il Paradiso oppure l'Inferno" / Poi lei accese una candela e mi mostrò la strada / arrivavano voci dal corridoio, mi pareva di sentirle dire... / Benvenuto all'Hotel California / un posto così piacevole, una faccia così piacevole / E' pieno di stanze l'Hotel California / ogni periodo dell'anno puoi trovarlo qui. / Il suo pensiero è rivolto a Tiffany, ha un'inclinazione per le Mercedes / Lei ha un sacco di ragazzini carini che chiama amici / come danzano nel cortile / dolce sudore estivo / alcuni danzano per ricordare, alcuni per dimenticare / Così chiamai il Capitano, "Per favore, portami il mio vino" / Lui disse: "Non abbiamo più quello spirito dal 1969" / E ancora quelle voci chiamano da lontano / ti svegliano nel cuore della notte solo per sentirli dire... / Benvenuto all'Hotel California / un posto così piacevole / una faccia così piacevole / Sono all'altezza all'Hotel California / che bella sorpresa / portateci i vostri alibi / Specchi sul soffitto, champagne rosa con ghiaccio / e lei disse: "Qui siamo tutti prigionieri di noi stessi" / E nelle camere del padrone si radunarono per il banchetto / la pugnalarono con i loro coltelli d'acciaio, ma non riuscirono ad uccidere la bestia / L'ultima cosa che ricordo è che correvo verso la porta / dovevo trovare il passaggio per ritornare nel posto in cui ero prima / "Si rilassi", disse il portiere di notte, "Noi siamo programmati per accogliere / Lei può pagare il conto quando vuole, ma non può mai andarsene".

di Lucio Mazzi

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